Arriviamo davanti a una piccola cappella…
E’ tutto buio e dopo circa un quarto d’ora di strada sterrata, naturalmente in quello che ormai è diventato il mio posto fisso, la bauliera della macchina di Francesco ad accoglierci ci sono un gruppo di ragazzi e milioni di stelle che fanno dei disegni fantastici nel cielo…
Entriamo in quella stanzetta in mezzo al nulla, dispersa sulle Ande e illuminata solo da qualche candela. Wilber, un ragazzo che è come un educatore per tutti quei bambini, incomincia a parlare, spiega a tutti i ragazzi che stasera ci sono degli ospiti venuti dall’Italia e ci fa presentare uno a uno…
Intanto atri bambini continuano ad arrivare e naturalmente ognuno che entra deve dire il suo nome.
Dopo le presentazioni arriva il momento in cui ognuno può fare vedere quello che sa fare, le prime che si esibiscono sono due bambine, cantano insieme e ci contagiano tutti con quel sorriso stampato sulla faccia, poi un bambino si mette a suonare la chitarra, una bambina si alza e invita a ballare il mio babbo…
E’ una scena bellissima quando tutti presi dalla musica si alzano in piedi e si divertono, per circa un ora continua questa esperienza bellissima…
Si raccontano poesie, si canta e si balla senza luce, senza niente…
Ma si riesce a divertirci ugualmente…
L’esperienza in Perù è stata una delle cose più belle che io abbia mai fatto…
Un viaggio istruttivo che mi ha permesso di capire quali sono veramente le cose importanti della vita, capisci come siamo fortunati ad avere tutte le comodità come l’acqua, la luce e tante altre cose che sono superficiali e inutili…
Quella sera a Wilki è soltanto uno dei tanti episodi che ricorderò per sempre di questo magnifico viaggio e spero un giorno di poterci tornare e trovare sempre lo stesso spirito e soprattutto le solite candele e non un interruttore e una lampadina!