Il pulman che ci avrebbe portato da Cuzco a Paucartambo era stranamente in orario e caricate le nostre cose eravamo pronti per il lungo viaggio verso la provincia che accoglie una delle mense del Gruppo Agape. Era quasi notte e il percorso di 110 Km che ci aspettava si snodava su una strada sterrata e molto stretta, tra buio assoluto e burroni di mille metri. Il pullman stracarico di persone, cose, animali a fatica saliva fino ai 4200 m per scendere poi tra le gole, tanto che sembrava di essere sulle montagne russe, mentre pregavamo in silenzio perché l’autista fosse sobrio e ben sveglio.
All’interno il freddo cominciava a farsi sentire mentre tra la calca delle persone stipate all’inverosimile c’era chi parlava, chi dormiva e chi come noi guardava dal finestrino il nulla nella notte, con il sottofondo continuo di una musica apparentemente sgraziata che fuoriusciva dagli altoparlanti.
In piedi, nel corridoio, vicino al mio posto a sedere c’era una ragazzina, avrà avuto 12 13 anni e stava barcollando dal sonno e dalla stanchezza mentre si appoggiava al suo sacco di verdure.
Mi accorsi che piano piano stava cercando un punto dove appoggiarsi e poco dopo la trovai seduta sul posabraccio del mio sedile.
La guardavo mentre in dormiveglia veniva sballottata dalle buche della strada e dalle curve che la facevano dondolare a destra e a sinistra.
Mi sono chiesto chi fosse e da dove venisse quella ragazza poco più che bambina.
Forse tornava a casa dopo aver tentato di vendere quel poco che aveva nella città, stanca di un viaggio di 6 ore. Lo sguardo allora è andato oltre, sulle persone che viaggiavano con me, e il pensiero sulle condizioni di questo popolo che da sempre vive nella povertà, senza futuro. Presi coraggio e dissi alla ragazza di sedersi accanto a me. Lei mi guardò un po’ sorpresa forse perché uno straniero le aveva rivolto la parola e senza rispondere accettò.
Eravamo in 3 su dei sedili che appena ne potevano contenere 2 e stavamo molto stretti mentre il pulman continuava la sua strada.
Poco dopo lei si addormentò di nuovo appoggiandosi sulla mia spalla ed io provai una sensazione bellissima. Poche volte in 10 anni di esperienze peruviane mi sono sentito così vicino a questa gente. Anzi è meglio dire che è la gente che si è avvicinata a me. Si perché per me in quel momento lei era tutto il suo popolo con il carico di miseria e dignità che si portava dietro. Quel posto non era più il mio posto ma il nostro e non più il mio viaggio ma il nostro viaggio, verso Paucartambo verso casa.Dopo un po’ giungemmo a destinazione, era l’uno di notte, tutti allora si affrettavano a prendere le proprie cose mentre la piazzetta poco illuminata del paese era piena di gente, perché l’arrivo del pulman è l’evento più atteso della giornata a Paucartambo. C’erano tanti bambini malgrado l’ora e le ragazze che lavorano alla mensa erano ad aspettarci.Anche lei ancora assonnata si alzò mi sorrise e preso il suo sacco di verdure si disperse fra la gente.
Mi domandai dove abitasse, se la sua casa fosse in paese o se avesse dovuto camminare magari 2 ore per arrivare in una comunità di campesinos, nella notte.
Questo viaggio in Perù si è rivelato un esperienza importante per la mia vita, ha rafforzato il desiderio di impegnarsi per queste persone, mi ha condotto alla scoperta di un mondo diverso e di me stesso, mi ha rivelato il volto di Cristo nei poveri, Cristo che mi fa vedere le cose la dove sembra che non ci siano. La speranza. Ho visto la povertà, la malattia, la denutrizione, l’ingiustizia ma anche la trasparenza la dignità e l’accoglienza. Ho visto un popolo fiero della propria storia, della tradizione, un forte senso di appartenenza alla terra come fonte di vita. Ho visto quello che non avrei potuto vedere se non con occhi diversi perché come è scritto a grandi lettere sul muro della mensa di Paucartambo “Ogni giorno la speranza sorge prima del sole”.
Francesco